Nosce te ipsum – antico motto originariamente inciso sul tempio di Delfi.
Sul suo significato si è molto discusso, tendendo ad accettare generalmente quello di “uomo, conosci i tuoi limiti”. Ecco dunque da dove nasce l’idea fondativa di questo brano: come cambierebbe il significato della famosa massima se il soggetto non fosse più l’uomo ma il compositore?
Quali sono i limiti del compositore?
Ecco che qui la risposta è duplice.
Per prima cosa ciascun compositore deve confrontarsi con J. S. Bach e riconoscere con molta onestà intellettuale i propri limiti di fronte a lui.
In secondo luogo, tuttavia, bisogna rendersi conto dei limiti che lo stesso Bach aveva e questi erano rappresentati dalle modeste possibilità tecniche degli strumenti dell’epoca.
Per questa ragione ho costruito una fantasia e un corale su un frammento Bachiano basando l’intero brano su una serie di “mutazioni” del tema e del materiale tematico, impiegando una buona dose di effetti contemporanei per clarinetto, permettendo così al frammento di evolversi e svilupparsi al meglio sfruttando tutte le capacità dello strumento.
Proprio in virtù di questa ricerca interiore dei propri limiti ho talvolta nascosto il risultato sonoro dei multifoni scritti, obbligando così l’esecutore a trovare il suono di volta in volta.